

In passato ero già stato in Cina per lavoro, visitando Hong Kong, Macao e l’isola di Lantau, dove sorge il Grande Buddha – esperienze di cui ho già parlato in un altro articolo. Quest’anno, però, in occasione di un convegno sul Cineturismo a Shanghai, ho deciso di concedermi due giorni a Pechino, una città straordinaria, con l’opportunità di visitare una delle sette meraviglie del mondo: la Grande Muraglia Cinese.
La Grande Muraglia si estende per 21.196 chilometri, una lunghezza ufficialmente misurata nel 2012. Si tratta di un insieme di mura e fortificazioni costruite nel corso dei secoli, a partire dai Sette Stati Combattenti (475–221 a.C.) fino alla dinastia Ming (1368–1644). Attraversa ben 15 province, tra cui Pechino, Liaoning, Shanxi, Gansu e molte altre. La sua immensa estensione comprende anche rovine, torri e fortificazioni, testimonianza di un’opera colossale realizzata per difendere l’antico impero cinese.
A circa 73 chilometri da Pechino si trova uno dei tratti meglio conservati e più accessibili della Grande Muraglia: Mutianyu, che in cinese significa “valle da cui si ammirano i campi”. Questo tratto è stato restaurato da una società di Singapore, rendendolo sicuro e accessibile ai turisti, ma preservandone la maestosità originale.
Abbiamo raggiunto Mutianyu con un tour organizzato (MUBUS) partendo dal centro di Pechino. Dopo un tragitto di circa un’ora e mezza, siamo arrivati ai piedi della muraglia. Il nostro accompagnatore, Michael, ci ha fornito i biglietti per l’accesso al parco e per la seggiovia, necessaria per salire, poiché il percorso a piedi è estremamente impegnativo. Per la discesa, è possibile scegliere tra seggiovia o Toboga, uno scivolo gigante che percorre la valle. Il Toboga, un’esperienza divertente e unica, permette di scendere a bordo di uno slittino dotato di freno manuale, controllabile a piacimento.
Dalla seggiovia già si può ammirare la Muraglia, che si estende per chilometri lungo i crinali delle montagne. Arrivati in cima, la prima cosa che mi ha colpito è stata la presenza di una rampa per portatori di handicap, un gesto di grande inclusione che permette anche a loro di vivere quest’esperienza, seppur in misura ridotta.
La nostra guida ci ha suggerito di percorrere la Muraglia dalla torre 14 alla torre 17, ma ha aggiunto con un sorriso: “Se avete abbastanza energia, potete spingervi fino alla torre 20”. La giornata era perfetta, un forte vento il giorno prima aveva spazzato via lo smog di Pechino, regalando un panorama limpido e mozzafiato. La Muraglia si snodava davanti a noi come una colossale dorsale, ricordando la schiena di un drago che si allunga verso l’infinito. A destra e a sinistra, enormi vallate si aprivano come scenografie naturali.
Mentre camminavo, non potevo fare a meno di pensare alla fatica immensa di chi ha costruito questo monumento: trasportare pietre e materiali su per le montagne per oltre 21.000 chilometri è semplicemente incredibile. Ogni 500 metri circa, incontravamo una torre, con stanze per il riposo dei soldati e piccole feritoie per osservare il nemico e combattere.
Dopo circa un’ora di cammino, decisi di spingermi fino alla torre 20, affrontando una scalinata ripida di circa 120 gradini, seguita da una rampa di scalini strettissimi e ripidi, con un’inclinazione quasi del 70%. Salire era un’impresa che richiedeva quasi di arrampicarsi a mani e piedi, ma una volta arrivato in cima, la vista era straordinaria. La Muraglia, dall’alto, sembrava un serpente sinuoso che avvolgeva le montagne, un drago che dominava l’orizzonte.
Visitare la Grande Muraglia è stato più che un semplice viaggio: è stata un’esperienza di riflessione sulla storia, sull’ingegno e sulla resilienza umana. Un luogo che ti ricorda quanto l’umanità possa costruire qualcosa di incredibile, anche nelle condizioni più avverse.
A un certo punto, mentre camminavamo sulla Grande Muraglia, notammo uno degli addetti alla sicurezza che controllava i visitatori. Ci trovavamo su una terrazza molto alta, apparentemente la fine del percorso. Tuttavia, ci accorgemmo che alcune persone continuavano ad andare avanti, scavalcando un piccolo muro di cinta. La porta che avrebbe dovuto condurre al tratto successivo della Muraglia era infatti murata.
Proprio in quel momento incontrammo due turisti italiani che stavano tornando da quella direzione. Incuriosito, gli chiesi: “Ma siete andati oltre?”. Loro risposero con un sorriso: “Certo, continuate anche voi. La strada non è ben lastricata, ma vi assicuriamo che là su è tutta un’altra storia.”
E così, spinti dalla curiosità e dall’entusiasmo, decidemmo di fare lo stesso. Scavalcammo il piccolo muretto e ci avventurammo nel tratto successivo. Il percorso, in effetti, era meno curato, con pietre sconnesse e passaggi impervi, ma quando arrivammo alla torre successiva, lontani dal grande flusso di turisti, ci rendemmo conto che ne era valsa la pena. Il silenzio che ci avvolgeva era indescrivibile, l’aria più leggera, quasi frizzante, e il panorama che si apriva davanti a noi era mozzafiato.
Non ancora soddisfatti, decidemmo di proseguire. Arrivammo fino alla torre numero 22, dove la vista sulla Muraglia, che continuava a serpeggiare tra le montagne, sembrava quasi invitarci a proseguire ancora, come se ci stesse ammaliando con il suo infinito percorso. Ma il tempo stringeva, la guida ci attendeva e avevamo ancora un’ora di cammino per il ritorno.
Tra i tanti luoghi e meraviglie che la vita mi ha concesso di visitare finora – piramidi incluse – la Grande Muraglia Cinese è, senza dubbio, l’opera più straordinaria che io abbia mai visto. Quando a pranzo raccontammo alla guida la nostra avventura, ci considerò degli “eroi”. In Cina esiste un detto che recita: “Non sei un eroe se non hai calpestato almeno una volta la Grande Muraglia.”
Ma la Muraglia non è soltanto un’enorme fortificazione costruita per proteggere confini. Essa simboleggia molto di più: rappresenta protezione, divisione, sfida, e il sacrificio di migliaia di uomini che hanno dedicato la loro vita alla realizzazione di un’opera che, per molti, sembrava impossibile. Pensavo proprio a quegli uomini mentre ripercorrevo il cammino a ritroso. Quanto sangue e sudore sono stati versati per erigere quelle pietre. Il loro sacrificio ha reso possibile la creazione di una meraviglia che oggi tutti possiamo ammirare, e per me visitarla è stato un doveroso omaggio al loro immenso lavoro.








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