Il nome “Rossi” è sempre stato usato a scuola come emblema dell’italiano medio. Eppure Paolo Rossi, il vero “signor Rossi”, ha incarnato qualcosa di straordinario, superando di gran lunga ogni banalità. Lui ci ha fatto sognare, ci ha resi orgogliosi di essere italiani. Persino il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, si alzò in piedi per lui, applaudendo con gratitudine e ammirazione.
Paolo Rossi non è stato solo un grande calciatore: era l’essenza dell’umiltà, il simbolo di un’Italia che credeva nei propri sogni. Il suo gol alzava l’anima di un’intera nazione, regalandoci il momento più bello della nostra storia sportiva: la vittoria del Mondiale 1982. In quell’anno magico, tutti ci sentivamo un po’ “Rossi”.
L’Italia restava incollata ai televisori, col fiato sospeso, aspettando che il cronista esclamasse il suo nome con enfasi. Avevo 20 anni e, come milioni di italiani, mi sentivo fiero di condividere quel cognome. Paolo Rossi era diventato più di un campione: era il nostro eroe.
Oggi, con lo stesso orgoglio e la stessa emozione, ti dico addio.
Ciao, Pablito. Che la terra ti sia lieve.








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