Il dovere e il senso civico che tutti dobbiamo avere, nessuno escluso.


L’essere umano, che nei secoli ha cercato di uscire dai periodi più scuri e avvilenti per la dignità della sua vita, come la decadenza più buia dell’Alto Medioevo, o il il lontano 536 dopo Cristo, da sempre ha guardato al suo futuro ponendo se stesso al centro dell’universo, forse senza mai considerare l’universo parte di se stesso. Ma oggi guardando al passato che da sempre ci fornisce le giuste indicazioni per il proseguo della nostra società ha bisogno più che mai, oggi, di riflettere sugli errori, spesso considerati a breve termine un miglioramento del suo stato socio-culturale. Come la rivoluzione industriale che fu un processo di evoluzione economica e industrializzazione della società, che da agricolo-artigianale-commerciale si trasformò in un sistema industriale moderno, caratterizzato dall’uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall’utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come, ad esempio, i combustibili fossili), il tutto favorito da una forte componente di innovazione tecnologica, accompagnato da fenomeni di crescita, sviluppo economico, con profonde modificazioni socio-culturali e anche politiche. Ma quanto tutto questo ha restituito all’essere umano quella libertà di vivere in armonia con tutto quello che lo circonda? La Pandemia che ci attanaglia è il uno dei risultati di questo sordo e cieco percorso alla ricerca della felicità dell’essere, una felicità che abbiamo cercato nel consumismo più sfrenato pur di appagare i nostri desideri personali e di confronto nella società modera in cui viviamo. Ebbene oggi non può essere più cosi, e nessuno si può permettere di agire diversamente, pur rispettando le ognuno religioni, filosofie di vita, stile e obbiettivi, perché oggi l’obbiettivo comune è e deve essere quello di considerare gli altri come se stessi, prima di decidere le azioni quoditiane da intraprendere. Oltre al nostro personale fabbisogno, cosa realizziamo per la società in cui viviamo, come contribuisco a migliorare il mio tenore di vita mio e degli altri rispettando il luogo dove tutti viviamo e che ci permette di vivere? Queste sono le domande del futuro che ogni essere si deve porre prima di ogni singola azione nella sua vita, che sia per scopi commerciali o per sopravvivenza. L’ossigeno, l’acqua, il cibo, le fonti vitali, il commercio, la diffusione della conoscenza, il rapporto umano, il rispetto per le altre forme di vita, queste sono alcune delle regole che dovremmo applicare. Abbiamo dimostrato a noi stessi e al resto del mondo le nostre capacità attraverso il potere, abbiamo costruire imperi e li abbiamo visti cadere, abbiamo costruito palazzi e sono caduti di fronte a terremoti e alluvioni, abbiamo costruito migliorie per il nostro fabbisogno quotidiano (dalla plastica alle macchine) e abbiamo perso milioni di vite a conseguenza di malattie generate da queste nostre intelligenti migliorie, trascinando in questo vortice anche esseri che non l’avevano deciso. Siamo andati sulla luna ma non conosciamo il nostro mondo, cerchiamo vite altrove ma non conosciamo noi stessi. Abbiamo distrutto una natura che nel suo ciclo è perfetta, da dove spesso traiamo insegnamenti e scoperte per la sopravvivenza. Ma è bastato un piccolo virus, invisibile, a renderci nulli, a perdere tutto quello che la natura e il mondo inconsapevolmente ci offriva. Oggi forse, ci sentiamo fieri perché lo stiamo sconfiggendo, ma domani ci sarà senz’altro un nuovo piccolissimo virus che ci attaglierà se non cambiamo ora il nostro sistema di vivere e di pensare. Una rivoluzione, quelle fatte ascoltando il cuore e la mente, con gli occhi aperti e con lo sguardo verso un futuro globale migliore per tutti. Nessuno è escluso, altrimenti saremo tutti, (come ci ha insegnato questo virus) costretti ad aspettare la morte e la fine di questa civiltà, perché solo con la morte si conclude il processo della vita. Forse è questa l’evoluzione della specie. A noi la scelta, come sempre.

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