Ho smesso di seguire il calcio quando è stato inghiottito da un sistema economico che ha messo il denaro al di sopra della passione. Tuttavia, di fronte alla grandezza intrinseca di questo sport, è impossibile restare indifferenti. Non ho mai incontrato Diego Armando Maradona, né ho mai scattato una foto con lui, ma la sua presenza sembrava far parte della mia vita, come un elemento della natura che mi circonda. Non lo vedevo, ma sapevo che c’era, una costante in un angolo lontano del mio mondo.
Il mio primo “incontro” con Maradona non è avvenuto dal vivo, ma attraverso i racconti di un caro amico argentino. Tornato dal Sud America, mi parlava di Diego con un’ammirazione profonda. All’epoca, Diego non era ancora conosciuto a livello internazionale, ma il mio amico dipingeva il ritratto di un genio, un ragazzo che aveva visto giocare nelle favelas argentine, dove il suo talento emergeva con una purezza quasi irreale. Quei racconti erano così intensi che, quando Maradona esplose sulla scena mondiale, fu come se lo conoscessi già, come se quelle storie fossero una premonizione che trovava conferma.
Gli uomini, in fondo, sono destinati a luoghi speciali dell’anima, e per Diego quel luogo era Napoli. Non poteva esserci città più adatta per accogliere un uomo come lui. Napoli, con la sua storia di luci e ombre, di sofferenza e bellezza, lo accolse come un re. Maradona non incarnava la rivolta, come fece Masaniello; rappresentava piuttosto la speranza, una fede collettiva in un futuro migliore. In una città tanto affascinante quanto complessa, capace di sorprendere e deludere allo stesso tempo, Diego divenne il simbolo di riscatto.
Quel piccolo grande uomo, con il suo genio sportivo, diede tutto sé stesso a Napoli. E Napoli, in cambio, gli donò tutto ciò che aveva da offrire: amore incondizionato, devozione, una venerazione che ancora oggi si riflette nei murales, nelle icone sacre, nei nomi dati ai bambini. Anche dopo il suo esilio, Maradona rimase presente nell’anima della città, un mito vivente.
Con la sua morte, è come se una parte di Napoli stessa fosse scomparsa. Diego era la speranza di un popolo, un faro che illuminava, anche solo per un attimo, il sogno di un riscatto possibile. Il 2020, un anno segnato da perdite inimmaginabili, si è portato via anche un re. Ma i re, quando diventano miti, non muoiono mai davvero. Continuano a vivere nelle leggende, eterni, come Maradona.








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