“Il figlio del venditore di stracci: Una vita come un film”. Questo è il titolo dell’autobiografia che Kirk Douglas volle scrivere per raccontare la sua straordinaria esistenza. Pubblicato nel 1989, questo libro mi colpì profondamente e lo divorai con la stessa intensità con cui lui narrava la sua vita. Tra i tanti testi che parlano di lui, consiglio sempre questa autobiografia edita da Rizzoli, perché offre una prospettiva autentica e personale sulla vita di uno degli attori più iconici del ventesimo secolo.
Nato a New York da genitori ebrei bielorussi, Kirk Douglas esordì come attore di teatro prima di farsi strada nel mondo del cinema. Nel corso della sua carriera, ha interpretato magistralmente personaggi indimenticabili sotto la direzione di grandi registi come Elia Kazan, Billy Wilder, Vincente Minnelli e Stanley Kubrick. Fu proprio lui a volere il giovane Kubrick alla regia di “Spartacus”, intuendo il talento di quello che sarebbe diventato un maestro del cinema mondiale. Anche in quell’occasione, la sua lungimiranza si rivelò straordinaria.
Ma Douglas non si limitò a essere solo un attore o un produttore di successo. Fu un uomo capace di dare profondi valori alla propria vita. Attraverso i mezzi di comunicazione di massa – tra i primi a utilizzare un blog personale – lottò per cause di grande rilevanza sociale. Una delle sue battaglie più significative fu quella per il riconoscimento delle colpe degli Stati Uniti riguardo la schiavitù e le ingiustizie subite dagli afroamericani. Questa campagna, alla quale si dedicò con tenacia, portò a una vittoria storica nel 2008.
Douglas sfidò anche l’establishment di Hollywood, prendendo decisioni coraggiose che non sempre furono apprezzate dall’industria, tanto che, pur essendo candidato tre volte all’Oscar, dovette accontentarsi della statuetta alla carriera nel 2010. Ma lui continuò a camminare a testa alta, indifferente alle critiche, proprio come il soldato di “Orizzonti di gloria”, che attraversava le trincee sotto il fuoco nemico, o il giornalista di “L’asso nella manica”, sempre in cerca di verità scomode. Ha affrontato la vita e la malattia con lo stesso coraggio con cui Spartacus sfidò la Repubblica Romana.
Con la sua scomparsa, un pezzo della mia giovinezza se ne va. Le ore passate nelle sale cinematografiche ad ammirare la sua intensità resteranno per sempre scolpite nella memoria. Rivedrò i suoi capolavori, come “Spartacus”, finalmente riconosciuto tra i 100 migliori film della storia del cinema americano. Vederlo invecchiare, ridotto dalla malattia, mi stringeva il cuore, perché per me, Douglas non avrebbe mai dovuto invecchiare. Ma il cammino della vita si assottiglia per tutti. Addio, Spartacus. Ora sei davvero un uomo libero.








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